Mangiare alternativo

Mangiare alternativo
UNO SGUARDO PIÙ APPROFONDITO ALLE DIETE ALTERNATIVE

Sempre più frequentemente incrociamo persone che nel nostro Paese stanno optando per stili
alimentari alternativi di tipo vegetariano-macrobiotico. Per non parlare di quella quota, sicuramente
in crescita, che tende a scegliere alimenti ‘bio’ o si rivolge alle erboristerie piuttosto che a negozi
specializzati in alimenti esotici. Sicuramente questa situazione è figlia di un’accresciuta sensibilità
della popolazione conscia delle conseguenze che una cattiva alimentazione può avere sulla salute.
Tuttavia, c’è da chiedersi se effettivamente tali scelte si confanno alle persone che hanno già il
diabete o che intendono prevenirlo. Secondo il parere degli esperti (diabetologi compresi)
un’alimentazione ‘alternativa’ non può essere ritenuta ideale in generale e, tanto meno, per una
persona con diabete. In altra parte del giornale si è ampiamente sostenuto come sia importante
assicurare all’organismo tutti i nutrienti variando il consumo dei cibi per un apporto “completo” dei
contenuti nutrizionali. È pur vero che una dieta vegetariana presenta delle “convergenze” rispetto
alle linee guida che consigliano di mangiare, verdura, frutta, cereali integrali e di sostituire pesci e
legumi alle carni rosse. Bisogna però evitare di seguire mode culturali dettate da esigenze etiche o
filosofiche mischiando informazioni non controllate con studi scientificamente provati come il
ruolo delle carni rosse nel generare tumori, piuttosto che il ruolo protettivo assicurato dalle fibre.
Dieta macrobiotica. La dieta macrobiotica, valutata dal punto di vista medico, è ricca di fibre e
povera di grassi ed assegna un ruolo importante al riso, il quale pur essendo un ottimo cereale si
presente ricco di amido ma scarso di proteine. Spesso è ricca di sale e, quindi, controindicata per la
pressione arteriosa; certamente è priva di quegli elementi cosiddetti ‘nobili’ che devono essere
quindi assunti dall’esterno. Dunque, una dieta del genere può essere accettata se si sta attenti alla
quantità di calorie necessarie alla “vitalità” dell’organismo.
Dieta vegetariana. Chi si rivolge a questa dieta in maniera ‘rigida’ deve fare attenzione al rischio
della carenza di proteine. Sicuramente ha effetti positivi sul sistema digerente, aiuta le persone con
diabete a ridurre il picco glicemico postprandiale e riduce il rischio di sviluppare diabete e obesità.
Tuttavia, essendo una dieta carente di alcuni importanti nutrienti risulta, quantomeno
contraddittorio rivolgersi ad un’alimentazione ‘naturale’ per poi andare in farmacia a comprare
degli integratori. È anche vero che esistono versioni più ampie delle diete vegetariane, perché alla
riduzione dei grassi animali viene opposto un aumento di cereali integrali, legumi, verdura e frutta e
l’associazione di un moderato apporto di proteine di origine animale e di latte magro (per il calcio);
ma resta il fatto che diete del genere possono stancare per cui non è sempre consigliabile affidarsi a
diete rigidamente prefissate (con molti dubbi sulla sostenibilità nel tempo) privilegiando, piuttosto,
di rimanere nell’ambito delle preferenze alimentari del paziente.
Alimenti ‘bio’. Sono quelli derivati da un’agricoltura che fa a meno di utilizzare i fertilizzanti
chimici per debellare i parassiti; viene usata una grande varietà di sementi (evitando, però, quelli
geneticamente modificati) e di mangimi tradizionali relativamente all’allevamento. Per fregiarsi del
marchio ‘bio’ gli alimenti sono sottoposti ad una precisa regolamentazione verificata da apposite
agenzie. A tutt’oggi però non esiste alcuna certificazione tra alimentazione ‘bio’ e minore incidenza
di infarti. In questo caso, anche se non vi sono prove scientifiche la medicina è orientata