Cronicità e depressione: un binomio troppo spesso sottovalutato

La conferma viene anche da una indagine conoscitiva nazionale coordinata da Onda (Osservatorio Nazionale sulla salute della donna).
I risultati dell’indagine quali-quantitativa sono stati presentati nella conferenza stampa del 29 maggio c.a. in Sala Gonfalone di Regione Lombardia, presenti referenti del mondo scientifico e della Regione.
I risultati, ancora una volta, confermano l’importante impatto che la depressione, in tutte le sue manifestazioni più o meno evidenti, ha nella vita dei pazienti e dei loro caregiver.
L’esperienza pratica mostra come la diagnosi di una patologa primaria come diabete, patologia reumatica o tumorale (oggetto della indagine) rappresenti un punto di snodo che divide un “prima”, di condizione di piena salute percepita, da un “dopo” di cronicità da gestire sia sul piano delle cure che sul piano psicologico.
Un prima e un dopo per il paziente, certamente, ma anche e qualche volta soprattutto, per i caregiver -quindi le persone a lui vicine, con le quali spesso emergono a lungo andare difficoltà relazionali.
Una ulteriore conferma che gestione della cronicità, intesa come aderenza alle cure e qualità di vita, significa gestione del paziente da parte di un team multidisciplinare, che sappia sostenere persona e i suoi caregiver a tutto tondo.
A supporto di questo approccio vincente il dottor Mencacci, presente al tavolo dei relatori nel suo ruolo di Direttore del dipartimento di Neuroscienze e Salute Mentale della ASST Fatebenefratelli-Sacco, cita quale case history virtuosa, il team diabetologico multidisciplinare presente presso l’ASST e invita Laura Cappetti, quale rappresentante della Associazione Amici del Diabetico, ad illustrare impostazione, attività del team e benefici concreti ottenuti da una gestione che vede al centro la persona e non la malattia.
Commento positivo e condivisione sull’importanza di questa sperimentazione giungono anche dalla senatrice Emilia De Biasi e dalla vicepresidente di Regione Lombardia Sara Valmaggi, che conferma piena volontà della Regione nel sostenere e favorire un approccio alla gestione della malattia con una medicina “umanizzata”, che si concentra sulla persona e non sul sintomo.
Alcuni passi normativi sono stati già fatti, rimangono aperte importanti questioni pratico-organizzative ma confidiamo nel proseguimento positivo del percorso!

Nadia Lattuada