La salute si misura in KG

La salute si misura in chilogrammi

Studi importanti stabiliscono che ogni 15 kg di peso in eccesso corrispondono ad un rischio di
morte prematura percentualmente molto significativa. Il danno provocato in un soggetto obeso
fumatore abbasserebbe di 8-10 anni l’aspettativa di vita. Una situazione che ha riflessi pesanti sulla
spesa del sistema sanitario calcolato in circa il 25% in più rispetto ad una persona normale; tutti
questi costi sono destinati a crescere vista la tendenza in atto che prevede la media di due persone
su tre in sovrappeso, con una prevalenza del sesso femminile. Si è notato che il livello culturale ha
un’incidenza diretta sullo sviluppo dell’obesità, sicuramente più diffusa tra le persone con più
basso livello di reddito e di istruzione. Un fattore da tener presente è la famigliarità ma, soprattutto,
lo stile di vita della famiglia che, inevitabilmente, coinvolge i diversi componenti (in particolare i
giovanissimi), i quali facilmente possono acquisire abitudini alimentari non corrette. Vanno poi
considerati i danni indiretti: una persona obesa o con cattiva salute trova maggiori difficoltà (o
condizionamenti) nel mondo del lavoro o nella ricerca di occupazione, con ripercussioni al livello
retributivo.
A questo punto sorge spontanea la domanda: quali sono le cause, o se si vuole, le responsabilità di
tale epidemia? Forse il trovarsi in una società opulenta? Oppure una separazione tra mente e corpo,
una disarmonia spirituale? Sicuramente un ruolo importante è stato giocato dall’evoluzione
tecnologica che ha abbassato significativamente il calo delle calorie agevolando i consumi di
alimenti più freschi e sofisticati. A questo vanno aggiunti altri fattori come il cambiamento di stile
di vita con una minor attività fisica, più ore di lavoro, maggiore stress, fattori questi, che hanno
contribuito all’incremento dell’epidemia. Quale ricetta adottare: sicuramente la prevenzione è un
passaggio obbligato e richiede una collaborazione tra diversi soggetti, sia pubblici e privati,
combinando, poi, vari interventi in una strategia volta a coprire le diverse fasce di età, di sesso
tenuto conto dei gruppi esposti a maggior rischio. Nelle classifiche per nazione l’Italia non è messa
bene, posizionandosi in cima alle percentuali delle persone obese. Questo dato richiede interventi
di regolamentazione e campagne informative/educative da parte delle istituzioni con il
coinvolgimento, in particolare, dei medici di base. Ma compiti puntuali spettano anche ai privati e
al privato sociale specie nel settore del volontariato, i quali potrebbero impegnarsi nel promuovere
campagne di pubblicità alimentare autoregolamentata, svolgere iniziative di sensibilizzazione nei
diversi ordini di scuole, nei luoghi di lavoro, sollecitando etichette veritiere nella composizione dei
cibi, “spingendo” verso misure di esercizio fisico, di ricorso ai consigli medici e di consulenza di
dietologi. Certo, la prevenzione porta a vivere meglio e più a lungo aumentando i costi
dell’assistenza che, tuttavia, sarebbero inferiori a quelli della cattiva salute discendente dall’obesità
e dalle patologie correlate.

SMETTERE DI FUMARE FA RITROVARE ALCUNI ‘PIACERI’ DELLA VITA
Pochi dubbi, anzi certezze sul fatto che i saggi fumatori corrono un rischio elevato di maggiori
danni, spesso anche fatali, sia al cuore che al cervello. E’ noto che il diabete espone il soggetto che
ne è portatore ai medesimi rischi in una misura superiore che va da 2 a 4 volte superiore alla
media. Ne deriva che su tali persone si verifica una moltiplicazione del rischio che va da 4 a 8
volte. A tale situazione si somma il ben noto rischio di cancro al polmone, classificato tra i più